sabato 29 agosto 2009

la vacanza


Presero le montagne per giocare tre partite

che lei chiuse come un tasso attraversa un ponte appeso

Porto' all'acqua la vittoria senza un premio da gettare

asciugando il cuore vinto e rimbalzato sull'asfalto

Intanto

le roccie arrampicavano la luce della sera

sospirando quell'altezza con sorrisi levigati

tutto cio' che brilla

I

..e i Due vennero a galla.


Sebbene tutto prima di allora fosse stato suono, melodica variazione sui temi e le cose, l`immagine ora procedeva muta, per frammentati passaggi e incertezze,
sguardi trasversi e mancati; sarebbe stato congeniale l`apparire di un breve esplicativo dell`azione, quello che nei film precede il capitombolo o la chiamata al telefono con le note di un organetto!

Lei non era una donna da esibire a sguardi ammirati, ma piuttosto un talismano, un portafortuna da tenere in tasca, un`oggetto capace di attirare invidie non per lo splendore quanto per un suo segreto non svelato.
Lui, dall'anima antica, tradita dallo sguardo e dalle movenze, slacciava la corazza con un gesto annoiato e indifferente, aveva vibrato si, aveva sentito un po` di quella paura di cui alcuni decantano le lodi nella lotta, ma continuando a credere il coraggio fosse forza e durezza..

Ottenebrando la luce un istante, trovandosi all`improvviso al buio, orientandosi con i soli sensi concessi alla nascita, i Due perlustrarono lo Spazio, cercandone prima i confini esterni, palpeggiandone i contorni, per poi fermarsi ad ascoltare le reciproche respirazioni, agli angoli opposti della stanza..

II

..e nel buio Lei sentì la diagonale ferita al centro sinistro:
da Est a Ovest e come in un fermo immagine, la lunga lancia la trovava nel mezzo, da una parte le mani di Lui, dall'altra la fine del Giorno .
In bilanciata, perfetta proporzione, cristallizzati, i Due: la Lancia e l'Orizzonte.
Un foro perfettamente rotondo si apriva vuoto nel suo petto di latta, le frange rientrando le sdrucivano il cuore.

"Non pensavo di trapassarti, solo tenerti lontana"

Lei sorrise, al centro della stanza.

III


Aprì la scatola come fosse un regalo di compleanno.
Sperava di trovarci una bambola dai begl' occhi di vetro,
invece vi trovò una fata dagli occhi di fuoco e la pelle blu come la terra.
Delusa,chiuse il coperchio.
E nel far questo, non noto`
come la fata stringesse in pugno un fazzoletto di seta,
e come esso fosse annodato ad una stringa di perle di fiume,
e come un cigno selvatico tenesse in bocca una delle perle
e come il cigno portasse in capo una piccola corona d`oro,
e come li,' in cima alla corona, fosse una coppa d`acqua fresca su cui si riflettevano i colori dell`alba,
come un bambino ne raccogliesse tra le mani un sorso e ne spargesse il resto con una danza sull`erba, per poi correr via, giu`, per la collina,
come tra gli alberi fosse un ragazzo in groppa ad un cervo,
e come anche lui, correndo giu` per la collina, trovasse i binari di un treno,
come sul treno, attraverso i vetri, si intravedessero due giovani guardarsi negli occhi nell`attesa del primo bacio,
e come alla testa del treno fosse il fuochista, che con gesti sicuri gettava carbone al fuoco facendo fischiare il vapore.
Come il fuochista, finito il binario, tornasse a casa nero di cenere e dicesse: "Donna, versami del vino!", e lo bevesse li' tutto d`un fiato, poi pigliasse il fucile, aprisse la finestra e sparasse un colpo al passero che passava di la`, mancandolo.
Come il passero raccogliesse le sue due ali ancora una volta e sparisse, in un batter d`occhi, tra le nuvole distanti.
Tutto cio che brucia, brilla, tutto cio` che brilla, brucia.

ora,adesso,qui

notte grigia e non ho il sonno
luce rossa nebbia e intermittenza lontana
no presence no signal of life
però un ritmo, una teoria di elettrodi
sotto il cielo riverso convesso
un improvviso stracciato di voli neri in festa
mascherata muta
macchine vive chiamano
l'urlo della volpe a caccia